Le chiese rupestri: il patrimonio salentino unico al mondo

Le chiese rupestri: il patrimonio salentino unico al mondo

Staff Corte del Salento Staff Corte del Salento 26 Maggio 2023 Salento & Dintorni

Esplorare le chiese rupestri del Salento significa fare un tuffo in un passato lontano. Questi luoghi antichi e misteriosi, infatti, sono delle vere e proprie capsule del tempo, nascoste al mondo esterno, che racchiudono gli echi di una fede millenaria, profonda e autentica.

Ma perchè sono nate le chiese rupestri nel Salento? Andiamo a scoprirlo insieme.

L’origine delle chiese rupestri

Il Salento è una fra le regioni italiane più ricche di storia, una terra proiettata al centro del Mediterraneo dove i diversi popoli che si sono avvicendati hanno lasciato importanti testimonianze culturali, architettoniche e dialettali.

La nascita e la frequentazione delle chiese e delle cripte rupestri nel Salento è legata all’affascinante figura dei monaci basiliani, ovvero dei religiosi, appartenenti all’antico ordine di San Basilio, giunti in Puglia dal Vicino Oriente per sfuggire alle sanguinose lotte iconoclaste che si erano lì scatenate.

I monaci basiliani, eremiti abituati a vivere e a pregare in luoghi isolati, aridi e rocciosi, dapprima occuparono le grotte naturali presenti lungo le coste salentine, mentre in seguito si spinsero verso quelle dell’entroterra, che vennero adibite a chiese e dormitori e impreziosite con meravigliosi affreschi colorati, in stile bizantino, che ancora oggi si possono ammirare.

Al di fuori di queste grotte, in molti casi nacquero dei veri e propri villaggi rupestri autosufficienti, abitati attivamente fino ai secoli XIV-XV d.C. del Medioevo e costituiti da case, dormitori, cenobi, lauree e pozzi.

Le chiese e le cripte rupestri delle Grecia salentina

Fra le massime testimonianze di questo fenomeno, merita una vista la Chiesa rupestre delle SS. Cristina e Marina, a Carpignano Salentino, in provincia di Lecce, che conserva alcuni tra gli affreschi più significativi e antichi del periodo, datati dal 959 d.C. alla seconda metà del XI secolo d.C. Essi infatti costituiscono un unicum, dato che conservano iscrizioni con i nomi dei committenti degli affreschi, quelli dei pittori che li hanno realizzati e le date precise di ogni intervento.

A Castrignano dei Greci si trova invece la Cripta di Sant’Onofrio, un monaco eremita, venuto dalla Tebaide, una provincia dell’alto Egitto. Tale cripta, riportata alla luce nel 1965, è costituita da una grotta naturale adattata a basilica e formata dai due ambienti destinati al celebrante e ai fedeli. L’altare, scolpito in roccia naturale, è giunto a noi intatto.

Lo stesso non si può dire purtroppo del meraviglioso affresco della Madonna, realizzato a tempera, che si è dissolto a contatto con l’aria. Gli interni, però, ci restituiscono il fascino potente di un ambiente raccolto, piuttosto rustico, ma certamente espressione di una fede sincera e appassionata.

Sul Colle della Minerva, si trova invece l’insediamento rupestre della Valle delle Memorie, che annovera numerose grotte e la Cripta dedicata a San Nicola, costituita da tre navate divise da pilastri. L’interno era pieno di affreschi: il più significativo, la Lavanda dei piedi, databile al X secolo d.C., è attribuibile a Teofilatto, il pittore attivo nella sopracitata Cripta delle SS. Cristina e Marina a Carpignano Salentino.

Le chiese rupestri e le cripte del Salento meridionale

Nella parte meridionale del Salento, le chiese e le cripte rupestri sono sparse nel territorio a macchia di leopardo.

Fra le più emblematiche e certamente meritevoli di una visita, ci sono la Cripta del Crocifisso, vicino a Ugento, in provincia di Lecce, e quella della Madonna delle Grotte, vicino ad Acquarica del Capo.

La Cripta del Crocifisso, ricavata da una grotta naturale di forma rettangolare, conserva uno dei cicli pittorici più significativi del periodo: alle classiche scene religiose, qui si affiancano curiosi affreschi raffiguranti animali fantastici.

Il tema decorativo è riconducibile a due diversi interventi: quello più antico, di incerta datazione, riproduce l’Arcangelo Michele e altri santi anonimi; l’altro, di minore importanza, è databile tra XVI e XVII secolo d.C., quando riprese vigore la frequentazione religiosa della cripta.

Vicino ad Acquarica del Capo, infine, al confine con Specchia, sorge la Cripta della Madonna delle Grotte, ricavata da una cavità sotterranea di importanti dimensioni e purtroppo vandalizzata più volte nel corso dei secoli. All’interno, oltre al suggestivo affresco della Madonna col bambino e ad alcuni graffiti di matrice tipicamente cristiana – un pesce e le lettere del nome di Cristo Vincitore -, si possono ammirare una lunga serie di iscrizioni, datate tra il XII e il XVI secolo d.C. e incise dai numerosi pellegrini che si sono soffermati qui a pregare.