Tutto sul Santuario di Santa Maria di Leuca

Tutto sul Santuario di Santa Maria di Leuca

Staff Corte del Salento Staff Corte del Salento 16 Febbraio 2022 Salento & Dintorni

Sacralità: una delle numerose caratteristiche della Puglia meridionale, in particolare all’estremità del proprio territorio.

De Finibus Terrae, Alla fine della Terra, è infatti il nome che venne dato all’affascinante Santuario di Santa Maria di Leuca, che sorge su quel promontorio al limitare storico tra le terre di dominio romano e quelle di dominio straniero.

Un punto d’accesso importante nell’antichità, alla Puglia e a tutta l’Italia, all’estremità del tacco della nostra penisola, per tale ragione costantemente conteso dalle maggiori potenze: fenici, greci, arabi, normanni.

La cittadina prende il nome dal termine greco leukòs, che significa bianco.

Alcuni ritengono che questo nome faccia riferimento al colore degli scogli che costeggiano la zona, altri che il riferimento sia alla mitica storia d’amore della sirena Leucasia.

Il mito narra che costei, innamorata del mortale Melisso, non sopportò l’idea che l’uomo fosse riuscito a resistere al suo canto perché già innamorato di un’altra donna, e decise allora di far annegare in mare entrambi gli amanti.

Pentita delle sue azioni, si fece trasformare da Minerva nella scogliera bianca di Leuca.

Origine e leggende del Santuario di Santa Maria di Leuca

Il Santuario di Santa Maria di Leuca poggia le sue vere radici in un periodo precedente al cristianesimo.

Nacque infatti come un tempio pagano dedicato alla dea Minerva, come attesta un cimelio tuttora presente e conservato all’interno della Basilica: un’ara dove venivano effettuati i sacrifici alla divinità.

La tradizione narra che l’apostolo Pietro nel 43 d.C. sbarcò in Puglia per fare ritorno a Roma dopo il suo viaggio in Oriente. In questa occasione, il tempio fu dedicato al Salvatore e convertito in un santuario cristiano.

Fu proprio qui, infatti, che San Pietro cominciò la sua opera di conversione, partendo proprio dalla popolazione salentina per poi proseguire per tutto l’Occidente.

La testimonianza del passaggio dell’apostolo è la Croce Pietrina collocata di fronte al Santuario.

Solo in un secondo momento fu consacrato a Santa Maria di Leuca.

Anche in questo caso, la ragione è legata ad una leggenda che racconta il salvataggio di un gruppo di pescatori ritrovatosi in mare nel mezzo di un temporale ad opera della Madonna, ritenuta la protettrice dei pescatori.

Il Santuario di Santa Maria di Leuca nel corso del tempo fino ad oggi

Proprio a causa della sua ambitissima posizione, il santuario fu purtroppo preso di mira numerose volte nel corso del tempo, in particolare dai Turchi e dai Saraceni, come attacco indiretto alla religione cristiana.

Fu distrutto ben cinque volte, l’ultima delle quali nel 1720. Le numerose ricostruzioni conferirono ovviamente al Santuario un aspetto differente da quello originale, ma i fedeli vollero mantenere la struttura delle mura perimetrali.

L’ultima ricostruzione fu ad opera del vescovo Giovanni Giannelli. Al fine di proteggere la Chiesa da ulteriori e prevedibili razzie, decise di conferirle l’aspetto di un’abitazione civile, seppur fortificata.

Fu trasformata così in una fortezza di due piani, con tre finestre per lato, perdendo completamente l’identità originaria.

Storicamente a tre navate, ad oggi la Chiesa consta di un’unica navata e di sei altari laterali, di cui due realizzati solo di recente.

Si presenta su un vasto piazzale, con la sua facciata in muratura.

Nell’anno 1990, il Santuario fu elevato a Basilica Minore.

I dipinti e le sculture presenti all’interno del Santuario

Al suo interno, oltre all’Ara a Minerva, è possibile osservare la Madonna con il Bambino di Tiziano Giacomo Palma Jr, commissionata dai De Balzo nel 1507.

Durante l’ultima razzia, infatti era andata distrutta la raffigurazione della Madonna dipinta dal padre dell’autore stesso, e la sua sostituzione fu ritenuta fondamentale. La Chiesa conserva anche splendidi dipinti di Francesco Saverio Mercalli.

All’inizio del XXI secolo, furono commissionate allo scultore Armando Marocco delle porte in bronzo per i tre ingressi della Basilica. La porta sinistra è chiamata Stella Maris, la destra Esodo e la centrale Janua Coeli.

La sua storia tormentata e la posizione a ridosso di un panorama suggestivo conferiscono alla struttura grande fascino e misticità che la rendono una importante attrattiva turistica della zona.